Conclusioni
In conclusione, il solo processo di SVE ha permesso di ottenere efficienze di rimozione dell’ordine del 92% e ciò è attribuibile al fatto che le particelle di contaminante e le particelle di terreno non avessero un forte legame tra loro. Ad incidere positivamente sui tempi di bonifica è stata la pressione di vapore: infatti, essendo elevata per il benzene, esso è stato rimosso più velocemente rispetto agli altri composti presenti, nonostante il tasso di flusso d’aria fosse basso. La solubilità dei contaminanti, sebbene elevata, non ha influito in maniera significativa sui tempi di bonifica mentre sia il contenuto d’acqua che il contenuto di sostanza organica elevati hanno rappresentato un forte limite, aumentando la durata del processo. La combinazione del processo fisico di SVE con il processo biologico della BR ha consentito di comprendere come i fattori limitanti del primo processo potessero rappresentare dei fattori ottimali per la BR: il contenuto d’acqua elevato, in combinazione con l’apporto di sostanza organica ed elevati tassi di flusso d’aria, in opportune condizioni di equilibrio, hanno consentito una più efficace rimozione del benzene. Nonostante i tempi di BR con SVE siano più elevati (alcuni giorni) del solo processo fisico (decine di ore), riuscire a raggiungere efficienze di rimozione del 94% avvalora il fatto che tale combinazione sia davvero ottimale. Questo può permettere di comprendere come la combinazione di processi fisici con processi biologici, dal basso impatto ambientale e dai bassi costi, possa costituire una grande risorsa sostenibile ai fini della tutela dell’ambiente e della salute umana, sulle quali è necessario investire.