Sebbene non sono stati riscontrati particolari effetti negativi sull’uomo per il singolo DCF sono sconosciuti quelli che esso potrebbe produrre se presente in miscele con altri contaminanti \cite{Naddeo_2009}, inoltre studi recenti hanno evidenziato che esso potrebbe portare a effetti nocivi legati alla perdita di biodiversità , infertilità e cancro \cite{Fowler_2012} alla bioaccumulazione nella catena alimentare \cite{Jean_2012} e allo sviluppo della resistenza dell’organismo ai farmaci \cite{Andersson_2012}. Per eliminare tali sostanze dall’ambiente marino sono quindi state combinate alcune tecniche chimico-fisiche quali ozonizzazione e sonicazione, che, tramite l’utilizzo di onde acustiche e grazie ai radicali in cui si scinde l’ozono, riescono in tempi abbastanza brevi a degradare i prodotti farmaceutici interessati. L’obiettivo dello studio analizzato è proprio quello di analizzare le due tecniche sopracitate congiuntamente avvalendosi di parametri operativi rilevati a valle dei reflui come pH, temperatura, densità di energia ultrasonica e quantità di ozono. I metodi studiati però, si è visto che presentano dei limiti in termini di aumento di tossicità degli effluenti \cite{Naddeo_2009}, inoltre nonostante presentino alti tassi di rimozione del DCF, durante la sua degradazione vi è la generazione di ulteriori sottoprodotti che però non vengono degradati. Per questo motivo risulta di interesse analizzare proprio tali sottoprodotti in modo da riuscire ad evitare la presenza di contaminanti emergenti a valle dei trattamenti dei reflui.