I principali hot spot per la diffusione di tale contaminante sono rappresentati dagli impianti di trattamento delle acque reflue, ma i processi convenzionali non sono dotati di un’efficienza tale per cui se ne riesca ad ottenere una sua rimozione soddisfacente \cite{Naddeo_2012}
Gli indicatori tradizionali, valutati nei trattamenti ordinari, non sono in grado di determinare le effettive fonti di contaminazione, sottovalutando, così, anche i rischi per la salute \cite{Naddeo_2015}: infatti tali contaminanti sono spesso ritrovati negli effluenti presenti negli UWTP \cite{Naddeo_2012}, nonchè in fiumi, laghi ed in acque superficiali e sotterranee. Intervenire in tal senso, pertanto, garantisce la disintossicazione delle diverse matrici ambientali. \cite{v2019}  
Lo sforzo della ricerca, consapevole che l'attuale normativa sottovaluti i potenziali danni irreversibili di tali impatti \cite{Rodrigues_2017}, mira ad ingegnerizzare i processi al fine di preservare gli ecosistemi: puntare su trattamenti avanzati, quali la sonolisi e l'ozonizzazione, nonchè il loro impiego combinato \cite{Naddeo_2020}, è la risposta che la ricerca si è data per far fronte a questo problema.
I suddetti trattamenti si sono rivelati strumenti consoni alla degradazione di questi farmaci: dal confronto dei risultati sono stati valutati indicatori quali la dose di O3, la potenza specifica degli US, il pH e la temperatura, da cui è emerso un buon grado di rimozione di DCF .   
La tecnologia ad ultrasuoni è stata sviluppata di recente e porta alla formazione di radicali idrossilici altamente reattivi, particolarmente efficaci. Sono stati condotti altri numerevoli studi, in cui la problematica dei contaminanti emergenti è stata trattata ed analizzata con soluzioni innovative e all'avanguardia \cite{Marinelli_2020} \cite{Barra} \cite{Cuomo} \cite{bisogno}. Inoltre, è emersa un’alta reattività del DCF anche verso l’ozonizzazione, migliorata fortemente anche dall’aggiunta di perossido di idrogeno.