L’importanza degli habitat ha portato a definire, a livello europeo, una strategia di conservazione della biodiversità che si è concretizzata con l’emanazione di due direttive, ovvero la Direttiva Uccelli (79/409/CEE) e la Direttiva Habitat (92/43/CEE). La prima individua specie vulnerabili da salvaguardare, la seconda individua habitat e specie animali e vegetali da tutelare, in funzione anche di esigenze di natura socio-economica e culturale. \cite{Murena_2019}
Sulla base delle due direttive è stata istituita la Rete Natura 2000, principale strumento politico dell’Unione Europea in termini di conservazione della biodiversità. Le zone da essa individuate sono i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) in seguito definiti Zone Speciali di Conservazione (ZSC), sulla base della Direttiva Habitat, e Zone di Protezione Speciale (ZPS), sulla base della Direttiva Uccelli.
Per quanto riguarda la normativa in ambito nazionale, il comparto ecosistemi è caratterizzato ai sensi del DPCM 27/12/1988, mentre il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto con il DPR 08/09/1997. In seguito, con il DM 03/04/2000 sono stati individuati i siti della Rete Natura 2000 ricadenti su territorio nazionale.
Un aspetto chiave nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat, è la Valutazione di Incidenza Ambientale (VI), un procedimento di carattere preventivo -regolamentato ai sensi del DPR 120/2003- al quale dovrà essere sottoposto ogni piano o progetto ricadente all’interno di un sito della Rete Natura 2000 e che possa avere incidenze significative sulle specie e sugli habitat presenti nel sito stesso. Essa può essere integrata al procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) \cite{Naddeo_2013} nel caso in cui un piano coinvolga opere potenzialmente impattanti i siti della Rete Natura 2000, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile \cite{2020} già nella fase di elaborazione del piano. \cite{Nestic__2020}.
La Valutazione di Incidenza si articola in quattro fasi: una fase di screening che consiste nel verificare la presenza o meno di incidenze significative del progetto sul sito in questione; una fase di valutazione appropriata, ossia una vera e propria analisi dell’incidenza del progetto sull’integrità del sito, utile all’individuazione delle misure di mitigazione; una terza fase di analisi delle soluzioni alternative, ed infine una fase di individuazione delle misure di compensazione.

Un impianto di stoccaggio in area protetta

Tra le attività più impattanti sugli ecosistemi vi è la gestione dei rifiuti solidi, i quali vengono sottoposti a trattamenti differenti a seconda della loro natura più o meno organica \cite{Cesaro_2010} con l’obiettivo di recuperare energia  \cite{Cesaro_2012} o materia al fine di ridurre i volumi da conferire in discarica. 
Un caso studio di particolare rilevanza riguarda la Valutazione di Incidenza Ambientale dell’aumento della capacità produttiva di un impianto di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi.
L’impianto in questione ricade all’interno di una Zona di Protezione Speciale (ZPS) e di una Zona Speciale di Conservazione (ZSC), ed è specializzato nel trattamento di rifiuti inerti e ceramici derivanti da attività di demolizione e scavo da cantieri edili, i cui prodotti finali sono pietrisco e sabbia. Tenendo conto delle fasi del processo, le incidenze significative che tale impianto potrebbe avere sulle aree protette sono principalmente imputabili alla generazione di polveri ed emissioni acustiche durante la sua attività.