Gli ecosistemi: tutto quello che c’è da sapere 

L’ecosistema è l’insieme di fattori biotici, ovvero animali, piante e microorganismi, e fattori abiotici quali luce, spazio e acqua, interagenti ed interdipendenti tra loro che costituiscono un sistema aperto unitario e identificabile. \cite{zarra2011}
La struttura di base di un ecosistema è costituita da un nucleo, definito habitat interno, nel quale si sviluppano le dinamiche caratteristiche, e da un bordo esterno che svolge un’azione di protezione dalle pressioni esterne. Habitat differenti possono essere connessi da porzioni di territorio lineari, note come corridoi ecologici, le quali permettono il transito delle specie per fini di sopravvivenza e riproduzione.
La caratterizzazione dei suddetti, avviene sia da un punto di vista strutturale, mediante l’analisi dello sviluppo altimetrico e planimetrico; sia funzionale, mediante l’analisi dell’interazione tra componente autotrofa e componente eterotrofa che è alla base della catena alimentare; sia dal punto di vista dinamico-evolutivo, legato alla capacità dell’ecosistema di mantenere e/o ripristinare l’equilibrio in seguito ad una perturbazione.
Tale capacità è legata al concetto di stabilità, strettamente legato a sua volta al concetto di biodiversità che può essere definita come “la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, evidenziando che essa include la diversità a livello genetico, specifico ed ecosistemico”. \cite{ispra2012}
Habitat interni caratterizzati da maggiori dimensioni e biodiversità tendono a reagire a perturbazioni con meccanismi di stabilità da resistenza, i quali sono di tipo passivo e sono in grado di opporsi a cambiamenti di stato senza alterare l’equilibrio preesistente. Al contrario, habitat caratterizzati da minori dimensioni e biodiversità reagiscono con meccanismi di stabilità da resilienza, i quali sono di tipo attivo e riescono a ricondurre nuovamente l’ecosistema all’equilibrio in maniera rapida ed imperturbata.
L’importanza degli habitat ha portato a definire, a livello europeo, una strategia di conservazione della biodiversità che si è concretizzata con l’emanazione di due direttive, ovvero la Direttiva Uccelli (79/409/CEE) e la Direttiva Habitat (92/43/CEE). La prima individua specie vulnerabili da salvaguardare, la seconda individua habitat e specie animali e vegetali da tutelare, in funzione anche di esigenze di natura socio-economica e culturale.
Sulla base delle due direttive è stata istituita la Rete Natura 2000, la quale rappresenta il principale strumento politico dell’Unione Europea in termini di conservazione della biodiversità. Le zone da essa individuata sono i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) in seguito definiti Zone Speciali di Conservazione (ZSC), sulla base della Direttiva Habitat, e Zone di Protezione Speciale (ZPS), sulla base della Direttiva Uccelli.
A livello nazionale il comparto ecosistemi è caratterizzato ai sensi del DPCM 27/12/1988, mentre il recepimento della Direttiva Habitat è avvenuto con il DPR 08/09/1997 n.357. In seguito, con il D.M. 3 aprile 2000 sono stati individuati i siti della Rete Natura 2000 ricadenti su territorio nazionale.
Un aspetto chiave nella conservazione dei siti, previsto dalla Direttiva Habitat, è la Valutazione di Incidenza Ambientale (VI). Essa è un procedimento di carattere preventivo, regolamentato ai sensi del DPR 120/2003, al quale dovrà essere sottoposto ogni piano o progetto ricadente all’interno di un sito della Rete Natura 2000 e che possa avere incidenze significative sulle specie e sugli habitat presenti nel sito stesso. La Valutazione di Incidenza è una procedura che si articola in quattro fasi: una fase di screening che consiste nel verificare la presenza o meno di incidenze significative del progetto sul sito in questione; una fase di valutazione appropriata, ossia una vera e propria analisi dell’incidenza del progetto sull’integrità del sito, utile all’individuazione delle misure di mitigazione; una terza fase di analisi delle soluzioni alternative, ed infine una fase di individuazione delle misure di compensazione.

Un impianto di stoccaggio in area protetta 

Un caso studio di particolare rilevanza riguarda la Valutazione di Incidenza Ambientale dell’aumento della capacità produttiva di un impianto di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi situato in un comune della provincia di Napoli.
L’impianto in questione ricade all’interno di una Zona di Protezione Speciale (ZPS) e di una Zona Speciale di Conservazione (ZSC), ed è specializzato nel trattamento di rifiuti inerti e ceramici derivanti da attività di demolizione e scavo da cantieri edili, i cui prodotti finali sono pietrisco e sabbia. Tenendo conto delle fasi del processo, le incidenze significative che tale impianto potrebbe avere sulle aree protette sono principalmente imputabili alla generazione di polveri ed emissioni acustiche durante la sua attività.
 
Non essendo presenti dei piani di gestione ad hoc, i siti in esame sono stati caratterizzati sulla base delle Schede Natura 2000, le quali definiscono gli obiettivi di conservazione individuando la tipologia di habitat presenti nei siti e caratteristiche annesse. Tuttavia, tali schede sono di impronta europea e per tale motivo, al fine di caratterizzare al meglio in un contesto territoriale le aree protette in cui ricade l’impianto, sono stati effettuati dei rilevamenti.
Sulla base delle considerazioni precedenti e mediante il monitoraggio degli indicatori ‘frammentazione di habitat’, ‘perdita di habitat’ e ‘perturbazione’, è stato possibile arrivare alla fine della fase di screening e valutare se fossero presenti o meno delle incidenze significative. In particolare, con riferimento all’ultimo dei tre indicatori, ciò non può essere escluso a priori e per questa ragione si è proceduto con la valutazione appropriata.
Tale fase si esplica mediante quattro aspetti: la raccolta delle informazioni, dalla quale emerge che l’area dell’impianto non è particolarmente interessata dagli habitat caratteristici dei siti; la previsione dell’incidenza con l’individuazione di emissione di polveri, emissioni acustiche e sversamenti di liquidi; l’individuazione degli obiettivi di conservazione, i quali mirano a ridurre o eliminare fonti di disturbo ed inquinamento; ed infine l’individuazione delle misure di mitigazione, che si configurano come azioni volte al controllo dei rifiuti in ingresso, come sistemi di abbattimento delle polveri e sistemi di impermeabilizzazione delle aree scoperte e come sistemi di drenaggio.
Una volta terminata la fase di valutazione appropriata, si è proceduto con l’analisi delle soluzioni alternative che in questo caso si riduce soltanto all’analisi dell’opzione zero, vale a dire non rinnovare l’autorizzazione dell’attività dell’impianto. Quest’opzione, tuttavia, è stata scartata perché difforme dagli indirizzi programmatici europei, nazionali e regionali sulla gestione dei rifiuti.
Non essendo possibile dunque contemplare soluzioni alternative, è stato necessario individuare misure di compensazione, ovvero misure aggiuntive finalizzate a bilanciare gli effetti negativi sui siti. Nello specifico, queste si sono concretizzate nell’introduzione di fasce ed aree arboreo-arbustive, che costituiscono percorsi preferenziali per la mobilità delle specie, e nella creazione di ambienti sostitutivi, per evitare che gli animali attraversino zone a rischio.
In conclusione, lo studio effettuato ha evidenziato che la realizzazione dell’intervento, unitamente alle misure di mitigazione e compensazione, è compatibile con il rispetto degli obiettivi di coerenza della Rete Natura 2000, pertanto la valutazione di incidenza si conclude con esito positivo.